Riapriamo le aziende - Il rientro dopo lo stop per Coronavirus. Regole e precauzioni
In questi giorni il Governo sta lavorando al decreto che riporterà al lavoro migliaia di Italiani. Sono al vaglio ipotesi di ripartenza che riguardano lo scaglionamento per filiere produttive, nuovi modelli organizzativi e produttivi e la possibilità di differire il rientro a seconda delle regioni. Sono in discussione anche i criteri per stabilire le priorità di riapertura con la classificazione del rischio delle diverse attività.
La fase 2 prevede dunque una lenta e graduale, seppur importante ripresa di tutte le attività economiche tenendo in debito conto le modalità del rientro, fondamentali per non vanificare i risultati finora raggiunti per il contenimento del Coronavirus.
E’ possibile che, a partire dal 4 maggio (o forse anche la settimana prima, per alcuni settori) alcune aziende riapriranno i battenti, con un primo allentamento delle attuali misure di sicurezza sanitaria.
Per un rientro in sicurezza c’è la necessità di un ripensamento dei modelli organizzativi, della vita sociale e di quella lavorativa. Molte attività probabilmente, in tutte le filiere, continueranno a privilegiare lo smart working. Per le attività che invece prevedono la presenza fisica, come la manifattura, continueranno a valere le misure di sicurezza previste dal protocollo Governo parti sociali del 14 marzo (distanziamento postazione, protezioni individuali, igienizzazione), ma non solo.
Alcune ipotesi di lavoro riguardano il ripensamento degli orari, per evitare le ore di punta, con orari differenziati per i dipendenti di uffici, fabbriche o negozi. O le aperture distribuite su sette giorni e non su cinque o sei, contemplando la possibilità di effettuare orari notturni. Andrà così ripensato anche l’orario dei mezzi pubblici o la proposta di nuove forme di mobilità urbana per poter garantire il distanziamento fra le persone.
Sanificazione e controllo dei locali aziendali, norme igieniche e DPI
L’azienda deve informare tutti i lavoratori e chiunque abbia accesso ai locali aziendali, circa le disposizioni delle Autorità, attraverso informative efficaci (consegnate a mano o affisse nella bacheca aziendale).
In particolare, nel volantino informativo, l’azienda dovrà indicare:
- il divieto di ingresso nei locali aziendali qualora la persona abbia febbre oltre 37.5° o altri sintomi influenzali tali da richiedere l’assistenza medica;
- l’obbligo di dichiarare tempestivamente uno stato febbrile o comunque influenzale, che dovrà comportare l’allontanamento dalle altre persone e dai locali aziendali e l’obbligo di permanenza presso il proprio domicilio, oltre che l’informativa alle autorità mediche competenti;
- l’impegno, per i soggetti interessati, a rispettare tutte le disposizioni che l’azienda ha emanato. In particolare, mantenere la distanza di sicurezza, indossare i dispositivi di protezione individuale (es. mascherina e guanti) e tenere comportamenti corretti sul piano dell’igiene;
- il divieto di accesso in azienda a coloro i quali abbiano, negli ultimi 14 giorni, avuto contatti con soggetti risultati positivi al COVID-19 o provengano da zone a rischio secondo le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
- l’accesso contingentato agli spazi comuni. I lavoratori dovranno occuparli per il tempo strettamente necessario al loro uso e sempre mantenendo la distanza minima di sicurezza fra le persone.
- la limitazione al minimo degli spostamenti all’interno del sito aziendale. Ove ciò non fosse possibile, questi dovranno avvenire limitatamente all’utilizzo dei DPI.
- il divieto di riunioni in presenza effettuabili solo attraverso collegamento a distanza o con un numero massimo di partecipanti riferito all’ampiezza dei locali per garantire il distanziamento interpersonale;
L’azienda dovrà sospendere tutti gli eventi interni e le attività che prevedano assembramenti di persone, anche quelle di natura obbligatoria che verranno sostituite, ove possibile, con attività da remoto.
Qualora l’azienda metta a disposizione dei lavoratori un servizio di trasporto, questo deve rispettare i dettami della sicurezza posti in essere nei luoghi di lavoro, al fine di evitare il contagio (ad esempio la distanza minima, uso della mascherina, ecc.).
Per poter riprendere l’attività lavorativa le aziende dovranno provvedere a sanificazioni periodiche dei locali (aerazione e disinfezione), delle postazioni di lavoro (attrezzature, macchinari, tastiere, schermi touch-screen, mouse, telefoni, ecc.) e di ogni area comune (area caffè, mense, spogliatoi, ecc.) utilizzate da più lavoratori.
Per tutti i servizi igienici deve essere garantita una adeguata pulizia giornaliera,
Dovrà essere ripetuta una pulizia completa giornaliera di tutti i locali all’interno della giornata e, qualora l’azienda svolga l’attività su più turni di lavoro, alla fine di ogni turno.
L’azienda dovrà verificare che le persone presenti in azienda adottino tutte le precauzioni igienico-sanitarie previste, in particolare la pulizia delle mani e l’uso di detergente igienizzante. A tale scopo sarà cura del datore di lavoro informare il personale sulle modalità di utilizzo delle precauzioni igieniche e la messa a disposizione, in tutti i locali aziendali, di idonei dispositivi.
Il datore di lavoro dovrà fornire sia ai propri lavoratori che alle persone che avranno accesso ai locali aziendali, i dispositivi di protezione individuale (DPI) idonei a garantire la sicurezza necessaria (disinfettante, guanti e mascherine).
I datori di lavoro dovranno inoltre procedere ad una più stretta sorveglianza sull’utilizzo di questi dispositivi quando l’attività non consenta di lavorare ad una distanza interpersonale superiore ad un metro ed altre soluzioni non siano oggettivamente perseguibili.
Un utile documento di riferimento sulla prevenzione è il rapporto del Gruppo di Lavoro ISS Ambiente e Qualità dell’Aria Indoor dell’INAIL.
Per quanto riguarda le mascherine filtranti, secondo le indicazioni fornite dall’articolo 16, comma 2, del decreto legge n. 18/2020, queste potranno anche essere prive del marchio CE e prodotte in deroga alle vigenti norme sull'immissione in commercio.
Gli ammortizzatori sociali (anche in deroga) previsti dal decreto Cura Italia (decreto legge n. 18/2020) potranno essere utilizzati anche nel caso in cui le operazioni di sanificazione dovessero richiedere tempi prolungati di svolgimento, cercando, comunque, di limitare il più possibile l’impatto negativo sulle retribuzioni e favorendo, preliminarmente, tutti gli istituti contrattuali in possesso dei lavoratori (esempio: ferie arretrate e non ancora fruite, par, rol e banca ore).
Visitatori esterni
Le prescrizioni relative al Protocollo del 14 marzo 2020 andranno applicate anche nel caso di accesso all’azienda da parte di soggetti esterni o di aziende appaltatrici in attuazione di contratti aziendali interni (ad esempio, impresa di pulizie).
In questi casi, per ridurre il rischio di contagio, il protocollo fornisce le seguenti indicazioni:
- limitazione degli accessi dei visitatori ai soli casi necessari (esempio: manutenzione, pulizie, ecc.) con l’obbligo di seguire le regole sanitarie aziendali previste;
- individuazione di procedure di ingresso, transito e uscita con modalità, percorsi e tempistiche predefinite, con conseguente riduzione delle occasioni di contatto con il personale presente in azienda;
- divieto, per gli autisti dei mezzi di trasporto, di scendere dagli automezzi una volta entrati nell’ambito aziendale;
- divieto, per gli autisti dei mezzi di trasporto, di accedere agli uffici;
- distanza minima di un metro qualora sia necessario che gli autisti svolgano attività legate al carico/scarico delle merci;
- individuazione o installazione di servizi igienici dedicati a soggetti esterni all’azienda, con relativo divieto di utilizzo, per questi ultimi, dei servizi igienici utilizzati ordinariamente dai dipendenti.
L’azienda dovrà prevedere, ove possibile, orari di ingresso e di uscita scaglionati per evitare il più possibile i contatti nelle zone comuni (esempio: ingressi e spogliatoi).
Considerato che il rientro alla normalità dovrà essere graduale e che pertanto tutte le trasferte ed i viaggi di lavoro sono momentaneamente sospesi, l’azienda sarà tenuta ad utilizzare modalità di lavoro da remoto per tutte quelle attività che ancora possono essere svolte dal proprio domicilio.
Se ciò non fosse possibile si dovrà procedere alla riorganizzazione della produzione aziendale, anche attraverso la definizione di un piano di turnazione dei dipendenti, al fine di diminuire al massimo i contatti.
L’Ispettorato Nazionale del Lavoro ha emanato, per i propri ispettori, la nota n. 149 del 20 aprile 2020, con la quale ha fornito una check list sulle verifiche che dovranno essere effettuate, su richiesta della Prefetture, sulle modalità di attuazione delle procedure oggetto del Protocollo sottoscritto dal Governo, il 14 marzo 2020, con le parti sociali (associazioni dei datori di lavoro e sindacati), da parte dei datori di lavoro (industriali e commerciali).
Tutte le evidenze che saranno raccolte durante la verifica ispettiva in azienda saranno allegate ad un verbale di accesso e verifica, denominato Covid-19, e inviate alla Prefettura competente, affinché possa adottare, qualora siano presenti omissioni o difformità rispetto al modus operandi previsto per le aziende dal Protocollo 14 marzo 2020, gli eventuali provvedimenti di competenza.
COVID-19. Gestione di una persona sintomatica in azienda
Il datore di lavoro dovrà istruire i lavoratori sui comportamenti da tenere in caso di sintomatologia compatibile con il Covid-19 (febbre, tosse, difficoltà di respirazione).
La prima regola precauzionale sarà la comunicazione della propria situazione al proprio superiore o all’ufficio del personale. L’azienda dovrà provvedere all’immediato isolamento del soggetto ed alla pronta comunicazione alle autorità sanitarie tramite i numeri di emergenza per il COVID-19 indicati dalla regione di appartenenza.
Sarà cura del datore di lavoro individuare i possibili soggetti entrati in contatto con il contagiato allontanandoli cautelativamente dai locali aziendali.
Sarà necessario effettuare ulteriori procedure di sanificazione dei locali aziendali nei quali il contagiato avesse stazionato come indicato dal Ministero del Salute, nella circolare n. 5443 del 22 febbraio 2020.
Coronavirus: quanti lavoratori vanno in sede
Sono numerosi coloro che continuano a lavorare in Italia, anche tra chi continua ad andare in sede per garantire servizi e beni essenziali: i dati ISTAT.
Il lockdown dell’Italia prolungato da Governo fino al 3 maggio ha costretto molte attività alla chiusura e molte altre a ripensare il modo di lavorare, passando allo smart working o ad esempio. Ci sono ancora, però, dei lavoratori che si recano in sede, si tratta fondamentalmente di coloro che svolgono attività volte a garantire servizi e beni essenziali in questo periodo di emergenza sanitaria da Coronavirus: dagli operatori sanitari, ai farmacisti, agli operatori della logistica, alle forze dell’ordine, a coloro che lavorano nella filiera alimentare, agli agricoltori, fino ad arrivare a tutte le persone che svolgono attività ritenute essenziali e necessarie.
Lo Smart Working per continuare…
Questo particolare ed inaspettato momento di transizione può rappresentare, nonostante il trauma che tuttora rappresenta per molte aziende, una grande opportunità di crescita e di sviluppo.
Diventa sempre più necessario aggiornare il proprio “sistema operativo” passando ad una fase basata sulla comprensione delle leve giuste da attivare.
Innanzitutto sarà fondamentale capire quali sono i cambiamenti che ci aspettano al nostro rientro e come introdurre lo Smart Working in maniera continuativa e sostenibile.
Questi interrogativi potranno trovare risposta a due livelli:
Rivolgendo l’attenzione verso la creazione, l’adozione e/o sviluppo di competenze e di tecnologie aggiornate che possano garantire la produttività e la continuità aziendale;
Progettando una strategia rivolta alla creazione di un nuovo assetto organizzativo di lunga durata.
La chiave principale per l’implementazione dello Smart Working risiede nell’analisi dei punti di forza e dei punti di debolezza riscontrati in questo periodo di lavoro da remoto con una successiva fase di formazione e di integrazione delle tecnologie esistenti per sopperire alle eventuali criticità.
Il passaggio repentino allo smart working ha creato un cammino senza ritorno verso una nuova era digitale che non può essere affrontato semplicemente fornendo gli hardware necessari al lavoro da casa, ma che richiede competenze e spirito innovativo. Diventa ora necessaria l’individuazione di scelte strategiche di progetti e budget, che mettano in comunicazione persone, tecnologie e spazi di lavoro.